Oggi Franco Brenna inaugura un appuntamento fisso con i lettori: «Il piacere della tavola con misura e conoscenza»

Ci siamo. Il titolo – “Solo con poche gocce di Gin” – è simpatico. Si poteva anche scegliere “Viaggi di piacere gastrosofici e dintorni”. Forse troppo complesso… e poi, non c’era il Gin. Parlare di Gastrosofia, tuttavia, è nei nostri intenti. Non è un obbligo, ma ci proviamo. Obiettivo è interagire con voi, consigliare, intrattenersi nel condividere esperienze intorno al mondo del gusto e non solo. Il tutto con dolcezza infinita e senza tante pretese. Insomma, all’interno di questo spero piacevole spazio avremo l’opportunità di parlare mensilmente di impressioni emozionali divertenti e con quest’ultima accezione, riusciamo a far star dentro “le poche gocce di Gin”. E allora, Gastrosofia, chi sei tu veramente? O come si usa dire oggi: ” Ma di cosa vogliamo parlare?”Il termine, soprattutto nel suo sostantivo maschile, gastrosofo, lo affiancherei al sommo Anthelme Brillat-Savarin (Belley 1755 – Parigi 1826) il quale, già ben duecentocinquanta anni or sono, attraverso un suo noto aforisma, amava sostenere: «Gli animali si nutrono, l’uomo mangia, e solo l’uomo intelligente sa mangiare.»

La Gastrosofia è quindi quel complesso di situazioni, sentimenti, aspettative, assaggi, odori, profumi, sensazioni che circondano e arrotondano (non necessariamente il fisico, anche!) lo spirito di colui che a un desco si avvicina, non solo nell’atto di mettere le gambe sotto un tavolo, ma nell’andare alla scoperta di sensazioni al di fuori dei principi primordiali.

Il Gastrosofo è persona che ama alimentarsi con misura e conoscenza, ponendo al centro della sua vita alimentare non il calcolo delle calorie ma la scelta qualitativa dell’alimento da gustare, a prescindere dal costo. Ricordiamo quanto citato poco sopra: «solo l’uomo intelligente sa mangiare». Il Gastrosofo, oggi, è colui che interpone al piacere della tavola, stili di vita corretti e calibrati, senza per forza cadere nell’Ortoressia o in più gravi disturbi.

Il Gastrofo è colui che beve per sapere, non quello che sa di bere. Le “Poche gocce di Gin” si sposano quindi con una filosofia di vita non necessariamente viziosa, virtuosa piuttosto, nella sua piacevole strutturazione ispirata alle già conosciute impressioni emozionali divertenti. Apprezzare la variabilità di un Cocktail con tutto il lavoro di analisi che gli sta intorno, è ricerca vera: dalla fisica strutturale alla chimica dei componenti fino alla fantasia della miscelazione. Tutto questo permette al Gastrosofo di destreggiarsi in un pianeta culturale di grande rilevanza intellettuale e storica: pensiamo solo alla genesi del Negroni, miscelazione così semplice nella sua casuale genialità, magicamente imitata e trasformata da cento anni a questa parte, da Firenze a Tokio e a ritroso, senza ancora aver dato fine ad una storia nella Storia. “Solo con poche gocce di Gin”, vorrà essere il piacere di narrare percorsi personali e non, svolti in amicizia, attraverso plurime mete nazionali e internazionali narrati tra proprie sensibilità, mode o dismodi del momento, proponendo di suggerire quale “via piacevole” regalarsi per qualche momento di soffice meditazione. Quanti saranno i luoghi dove vorremmo soffermarci o ritornare? E quanti i piaceri nei quali riponiamo grandi aspettative e dalle quali si rientra scornati e impoveriti? Insieme lo scopriremo. Ma per non lasciarci a bocca asciutta, permettetemi tre gocce di Gin che ogni mese chiuderanno il nostro peregrinare tra  Stalle e Stelle. La dedica va ad un Bar che frequento con giusta consapevolezza, il 125 di Via Borgovico a Como, testimone, attraverso l’esperienza e la simpatia di Frenkie, del relax che quasi ogni sera d’inverno accompagna il mio rientro in terra di Tremezzina. Frankie è superlativo nel suo “Margarita” anche se i miei gusti sono più secchi. Fedele nella preparazione a partire dal bicchiere, la classica e leggerissima coppa svasata a margini arrotondati, il sombrero, ben refrigerata con del buon ghiaccio, bordi sapientemente zuppi di sale Maldon, nella quale va a travasare dal Cobbler Shaker ben agitato la miscela tra le più classiche per questo storico Cocktail con rapporto “secco” 7:4:3: ( 50% Tequila, 30% Triple Sec, 20% Lime fresco ). Verdure crude e croccanti, fettine di pane arredate da fantasiose guarnizioni libere da impegni di narrazione insieme a qualche piccolo pezzo di pinsa o pizza anche qui ogni sera differenti e mai impertinenti nei loro condimenti, sfornate caldissime, dalle abili mani degli inimitabili Mirko e Andrea. La magia del momento che precede l’accensione del mezzo sigaro e della salita in auto, possibilmente con accompagnatore alla guida, è completata. Attenzione! A Villa Olmo, pattuglia spesso in agguato.

 

Franco Brenna : Io e la Gastrosofia

Cercando il cibo che piace alla mente

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